Marilyn a Bruino
Marilyn a Bruino
Andrea Battistini, direttore artistico del Festival, ci spiega perchè ha scelto Marilyn Monroe come immagine simbolo di questa edizione
In molti a Bruino si chiederanno perché, come direttore artistico del progetto Il gioco del teatro 2025 ho scelto un immagine di Marilyn Monroe per rappresentare la stagione teatrale, quest’anno tutta al femminile. Storie di donne recitate da donne.
Proverò a rispondere.
Più che Perché Marilyn? mi chiederei Chi era Marilyn?
Se fosse ancora viva, il prossimo anno Marilyn compirebbe 100 anni.
Era nata nel 1926 a Los Angeles. Non conobbe il padre che abbandonò la madre. Da piccola, la prima volta di poche settimane, era stata più volte tolta e riaffidata alla madre alcolizzata, dipendente dagli psicofarmaci e affetta da schizofrenia paranoide. La piccola Norma Jeane, il suo vero nome, fu data in custodia dapprima a parenti, poi ad amici e infine a un orfanotrofio. Da qui cominciò a passare da una casa-famiglia all’altra dove subì maltrattamenti e violenze sessuali. Difficile, vero, o forse no, immaginare il suo viso di eterna bambina che mascherava con un sorriso angelico la sua profonda infelicità.
Primo perché: Marilyn era una bambina abusata.
Morì il 5 agosto del 1962. Aveva solo 36 anni. Suicidio da overdose di barbiturici, si disse, anche se nel corso degli anni diverse versioni hanno cercato di confutare questa ipotesi. La più attendibile quella di due noti giornalisti di inchiesta del New York Times secondo i quali a uccidere l’attrice fu il suo psichiatra dietro pressione di Bob Kennedy, con cui Marilyn aveva avuto una relazione.
Secondo perché: molto probabilmente Marilyn è stata vittima di un femminicidio.
Dopo la morte di Marilyn, i suoi averi finirono all’asta, comprese centinaia di libri che teneva in casa: Camus, Kerouac, Mann, Hemingway, Fitzgerald, Steinbeck, Dostoevskij, ma anche classici della filosofia come Platone e Aristotele, raccolte di poesie e di teatro e l’immancabile Alla ricerca del tempo perduto. Molte di queste letture non erano affatto scontate negli anni Cinquanta: anche se oggi alcuni di questi romanzi sono diventati dei classici, all’epoca erano libri d’avanguardia, letti soprattutto dalle élite culturali. E Marilyn era parte di questa élite, anche se oggi stentiamo a crederlo.
Tra le tante immagini che le scattò una delle sue fotografe ufficiali ce n’è una in particolare che diventò un caso. Ritrae l’attrice seduta in un parco, vestita con una tutina a righe, mentre è assorta nella lettura dell’Ulisse di James Joyce. “Mi disse che teneva una copia di Ulisse in macchina, e che lo stava leggendo da molto tempo. Mi disse che le piaceva il suono delle parole e che per questo lo leggeva ad alta voce per cercare di dargli un senso, ma lo trovava difficile, così pensai di fotografarla mentre leggeva il libro”.
Terzo perché: Marilyn era una donna colta.
Gi uomini della sua breve vita:
Tre mariti: James Dougherty ufficiale di polizia, sposato a soli 16 anni.
Joe DiMaggio campione di Baseball, icona sportiva di tutti i tempi.
Arthur Miller , drammaturgo, romanziere e sceneggiatore, considerato uno dei più grandi scrittori del novecento e vincitore di premi come il Pulitzer e i Tony Awards. Tre volte candidato al premio Nobel per la letteratura.
Numerose e inevitabili, relazioni con noti attori del cinema tra i quali Tony Curtis, Yves Montand, Clark Gable, Marlon Brando.
E per finire John Fitzgerald Kennedy, Presidente degli Stati Uniti, la loro relazione sarà confermata ufficialmente solo negli anni ’70, così come quella con il fratello minore di JFK, Robert, per tutti Bob.
Quarto perché (politicamente scorretto): Marilyn era semplicemente una donna
Bellissima, femminile, affascinante e sensuale, brillante e provocante. Irresistibile per ogni maschio che l’ha incrociata. Sogno irrealizzabile per centinaia di milioni di uomini e modello da imitare per altrettante donne.
Fu:
Modella e attrice, allieva di Lee Strasberg e Michael Chekhov, due dei più grandi insegnanti di recitazione della storia del cinema e del teatro.
Per difficoltà economica prostituta e spogliarellista.
Quando sognava una famiglia operaia nella fabbrica di una compagnia aerea. Le piaceva anche cucinare e tenere in ordine la casa.
Abusata sessualmente da piccola. Maltrattata, segregata e selvaggiamente picchiata da uomini gelosi e possessivi da grande.
Non fu ma voleva essere madre. Non riuscì mai a portare avanti la gravidanza a causa della sua gravissima endometriosi, per la quale si sottopose a numerosi interventi chirurgici.
Lettrice avida e appassionata, scriveva poesie e stava al passo con la cultura del tempo. Per un certo periodo si iscrisse anche all’Università dove studiò arte rinascimentale e letteratura. Il resto lo imparò da sola, da autodidatta e sempre da sola riuscì a superare la dislessia e la balbuzie.
In quanto donna e soprattutto, in quanto bella donna fu relegata dal potere maschile all’oggetto che rappresentava.
Fu una donna scomoda perché era consapevole del meccanismo maschilista in cui era stata incastrata e da cui cercava di ribellarsi al meglio delle sue possibilità, perché no, usando anche il potere che le dava il suo corpo per affermare se stessa.
Illustri sociologi e scrittori l’hanno definita femminista.
“Il femminismo di Marilyn Monroe sarebbe direttamente un femminismo della terza ondata – senza passare per la seconda –, il femminismo delle donne che sanno di avere potere attraverso la sessualizzazione del proprio corpo e lo usano come arma.”
Sarah Smarsh, Scrittrice e giornalista, specializzata ad Harvard, scrive per il New York Times, il Guardian, Il New Yorker
Su di lei sono stati scritti circa 4000 libri e dette migliaia di frasi celebri.
Ne ho scelte due che la delineano tragicamente.
Alfred Hitchcock: “Aveva il sesso inciso sul viso.”
Arthur Miller: “Era una poetessa all’angolo della strada, che provava a recitare le sue poesie a una folla che le strappava i vestiti”.
INARRIVABILE.
P.s. Dimenticavo. Esiste una tonalità di rosa ufficialmente chiamata rosa Marilyn e una rosa, fiore, che porta il suo nome.